Per le festività pasquali, in Garfagnana si prepara la Pasimata, un dolce a base di farina, uova e uva secca. Il nome deriva dal latino “pasimatum”, ovvero pane cotto sotto cenere, e un tempo era preparato anche con lo zafferano, ragione per cui veniva anche denominato pangiallo. Secondo la tradizione, questo lievitato veniva preparato in tempo per la messa del Sabato Santo, dove si faceva benedire insieme alle uova.
Ingredienti:
Mattina del 1° giorno: preparare il lievito con 100 grammi di farina e il cubetto di lievito di birra sciolto in acqua tiepida e tenerlo a temperatura ambiente.
Sera del 1° giorno: aggiungere 170 grammi di farina, 1 uovo, 30 grammi di burro, 65 grammi di zucchero, acqua q.b., impastare e lasciare lievitare.
Mattina del 2° giorno: aggiungere all’impasto 330 grammi di farina, 2 uova, 70 grammi di burro, 135 grammi di zucchero, acqua q.b., impastare e lasciare lievitare.
Sera del 2° giorno: aggiungere all’impasto 500 grammi di farina, 3 uova, 100 grammi di burro, 200 grammi di zucchero, sale e acqua q.b. Mettere l’uvetta a bagno nel Vin Santo.
Mattina del 3° giorno: aggiungere all’impasto l’uvetta strizzata e infarinata, il Vin Santo, il cucchiaio di semi di anice, e una bustina di lievito per dolci; mettere il composto in 1 o 2 teglie e lasciarle lievitare al caldo. In alternativa alle teglie l’impasto può essere messo nei recipienti di cartone che si usano per fare il panettone natalizio.
Pomeriggio del 3° giorno: quando l’impasto è lievitato, scaldare il forno a 180 C° statico e cuocere per 50 minuti. La pasimata risulterà più buona se mangiata due o tre giorni dopo la cottura.