La necropoli, di cui sono note almeno quindici tombe a cassetta, era disposta su terrazze organizzate sul pianoro digradante alla base della grande parete sud-occidentale del monte Corchia. Le tombe erano raccolte in nuclei corrispondenti ai gruppi familiari e coperte da cumuli di pietrame.
Nei corredi sono frequenti le ceramiche di tradizione ligure, come le olle usate come cinerario, caratterizzate dalla ricca decorazione geometrica dipinta in rosso arancio sul fondo chiaro del vaso. Accanto a queste, le coppe in ceramica a vernice nera, provenienti dall'Etruria settentrionale (Volterra, Pisa) attestano gli scambi commerciali attivi con i centri etruschi. Nelle tombe maschili si rinvengono punte di lancia e di giavellotto spezzate o piegate ritualmente, che ritornano, in dimensioni ridotte, anche nelle sepolture infantili. Di particolare interesse è la presenza di una scure in ferro, testimonianza dell'attività di lavoro nei boschi, richiamata per i Liguri dalle fonti antiche. Il notevole livello di ricchezza raggiunto dalla comunità è documentato da un corredo femminile dove, accanto al cinerario dipinto in rosso arancio e a due coppe a vernice nera, sono stati deposti numerosi oggetti dell'ornamento personale: tre fibule in bronzo, un cinturone, probabilmente in cuoio, di cui rimangono il gancio e una serie di diciotto borchie ornamentali, un anello con castone liscio in bronzo e una ricca collana formata da trenta vaghi d'ambra. Una fuseruola di steatite ricorda inoltre l'attività della filatura assolta dalla donna nell'ambito domestico.
La necropoli costituisce l'unica traccia di un importante insediamento altrimenti sconosciuto, che dovette essere abbandonato al più tardi agli inizi del II secolo a.C.: l'area cimiteriale cessa di essere utilizzata probabilmente in concomitanza con la fase più violenta delle guerre romano-liguri.