L'insediamento dell'età del Bronzo fu individuato nel 1984, quando, a seguito di scavi occasionali, un'ingente quantità di reperti archeologici fu recuperata poco ad ovest dell'area di occupazione etrusca e poi romana.
L'insieme dei materiali documenta una lunga frequentazione del sito, dalla media età del Bronzo fino al periodo di transizione tra età del Bronzo Recente e Finale. Di particolare interesse è la notevole presenza di ceramiche del tutto simili a quelle diffuse nella pianura padana occidentale, che evidenziano l'esistenza di contatti e scambi culturali con le coeve popolazioni oltreappenniniche, probabilmente attraverso la valle del Serchio. Anche i manufatti in bronzo e in ambra confermano l'esistenza di rapporti privilegiati con l'area settentrionale. Uno strato archeologico dell'età del Bronzo è stato individuato anche nell'area dell'insediamento etrusco, al di sotto di un livello alluvionale di notevole spessore che ne segna il successivo lungo periodo di abbandono, conseguente, almeno in parte, a mutate condizioni ambientali. I resti dell'abitato etrusco, sebbene in gran parte compromessi o comunque scarsamente definibili a causa delle successive edificazioni di epoca romana, risalgono al periodo di massima occupazione del basso corso dell'Auser da parte degli Etruschi, tra la fine del VI e il V secolo a.C. (Chiarone; Tempagnano). L'area doveva essere interessata da un piccolo agglomerato di abitazioni, con le relative strutture di servizio; tra queste, in particolare, sono state indagate alcune grandi buche con probabile funzione di silo per la conservazione di derrate. In prossimità dell'area di abitazione si trovavano inoltre due fosse di discarica, che hanno restituito numerosi reperti ceramici. Tra i reperti riferibili a questo periodo, oltre al consueto vasellame d'impasto per gli usi domestici e alle ceramiche da mensa, grigie o di colore chiaro, compaiono anfore vinarie etrusche e greche, bacini e macine in pietra lavica provenienti dall'Italia centro-meridionale. Dopo l'abbandono dell'insediamento etrusco, ancora una volta segnato da un deposito fluviale, l'area viene rioccupata nel II secolo a.C. con la colonizzazione romana. L'edificio tardorepubblicano, i cui resti sono attualmente visibili nell'area archeologica, è a pianta quadrata con muri in pietre parzialmente sbozzate; ha l'ingresso a oriente ed un ambiente rettangolare annesso sul retro. All'interno, è stato individuato un apparato per la spremitura dell'uva: nel vano d'angolo nord-est, una pavimentazione a cocciopesto è collegata, mediante un tubo, ad una vasca di raccolta situata all'esterno, nell'ambiente rettangolare annesso. A partire dall'età augustea, la fattoria viene ristrutturata e progressivamente ampliata, con la costruzione di un'ala rettangolare verso sud-est, grandi aie pavimentate a laterizi e un pozzo. Ulteriori ristrutturazioni e ampliamenti sono documentati infine per l'età tardoantica, con numerosi reperti che ne attestano ancora la consistente occupazione.