Il villaggio occupava un'area pianeggiante sul versante a mare del colle, poco sotto la sommità. Un potente muro in grossi blocchi di scisto e pietre calcaree conteneva il terrazzo in cui, tra le altre strutture, è stata riconosciuta e indagata una capanna. Questa risulta realizzata appoggiando direttamente sulla roccia della collina, opportunamente regolarizzata, uno zoccolo in pietre, su cui posava l'elevato in materiale ligneo rivestito di argilla; la scarsa presenza di tegole e coppi lascia supporre che anche la copertura fosse in materiale deperibile. All'interno, la capanna era attrezzata con una banchina perimetrale in cui era ricavata la cavità per un focolare. Varie attività domestiche risultano attestate dai materiali rinvenuti negli strati di crollo: fuseruole, rocchetti e pesi da telaio documentano attività di filatura e tessitura, confermata dal rinvenimento di semi di lino; macine e macinelli, un cucchiaio di legno e un grande vaso contenente semi di fava testimoniano inoltre la preparazione domestica dei cibi. La presenza di ceramiche a vernice nera di produzione laziale ed etrusco-settentrionale e di anfore commerciali, provenienti dall'Etruria meridionale, dall'area campano-laziale e da Marsiglia, testimoniano i rapporti con gli scali costieri. La situazione di benessere economico è sottolineata anche dalla presenza di una moneta d'argento, con il tipo dell'ippocampo, per cui è stata ipotizzata un'emissione pisana, e di cui tre altri esemplari sono stati rinvenuti nel contemporaneo insediamento di Romito di Pozzuolo in Lucchesia. La capanna, e con essa il villaggio, risultano abbandonati, senza tracce di distruzione violenta, entro la seconda metà del III secolo a.C.