Il complesso di oggetti, rinvenuti fortuitamente in località Baraglino e donati dalla famiglia Garfagnini al Museo Nazionale di S. Matteo a Pisa, comprende un'olla, due ciotole in bucchero e un coperchio di impasto fine che trovano puntuali riscontri in ambito regionale, e in particolare nel territorio gravitante su Pisa, con analoghi materiali databili tra la fine del VII e l'inizio del VI secolo a.C. Un interesse particolare riveste la ciotola di bucchero con una iscrizione in lingua etrusca, recante il nome del proprietario. Dalla stessa località provengono inoltre due cippi a clava, segnacoli funerari in marmo, uno dei quali, già proprietà Garfagnini, presenta caratteristiche particolari: la colonnetta sembra aver subito un taglio verticale, forse per regolarizzare una fenditura naturale. Sulla faccia piana così ottenuta è stato scolpito a rilievo la sagoma di un altro cippo a clava su base. I materiali recuperati costituiscono molto verosimilmente i resti di una necropoli relativa a uno dei nuclei abitati del terrazzo alluvionale della Versilia. La presenza dell'iscrizione, insieme alle poche altre rinvenute presso la capanna di casa Baldi e a S. Rocchino, attesta inoltre la presenza per tutto il VI secolo a.C. di un ceto alfabetizzato che si serve della lingua e della scrittura etrusche.