La capanna, a pianta quadrangolare, fu impiantata su terreno naturale, regolarizzato e scavato nella parte centrale della struttura per ottenere un fondo ribassato. La fascia di terreno perimetrale fu invece risparmiata per realizzare una banchina interna, rialzata di circa cm 25 rispetto al piano di calpestio. Le pareti erano costruite con filari di grandi ciottoli fluviali, nella parte basale, e con materiale deperibile (ossatura lignea, materiali vegetali più leggeri e argilla) nell'elevato non conservato. I frammenti delle ceramiche utilizzate dagli abitanti della capanna furono reimpiegati, nel corso del tempo, per consolidare il piano pavimentale.
Il tipo di abitazione trova puntuali confronti in altre zone del territorio gravitante su Pisa, ma anche nella Padania etrusca, suggerendo un possibile ruolo della Versilia nella trasmissione di modelli culturali dall'Etruria propria all'Etruria padana.
Tra i materiali ceramici, oltre al vasellame da mensa e ai recipienti da dispensa di produzione regionale, sono presenti oggetti di importazione quali anfore vinarie da Marsiglia e da Atene e ceramiche fini con decorazione figurata dall'Attica, che mostrano come il sito fosse inserito in un'ampia rete di traffici.
Nella seconda metà del V secolo a.C., dopo un uso prolungato, la capanna fu abbandonata e iniziò così il degrado che portò al progressivo crollo delle strutture.
A poca distanza è stato indagato un deposito contenente ciottoli e ceramica databile al VI secolo a.C.: potrebbe trattarsi dei resti di una capanna più antica o della discarica della prima capanna, il cui impianto originario risalirebbe pertanto già al VI secolo a.C. Dal deposito proviene inoltre un frammento di bucchero con iscrizione in etrusco che, insieme alle poche altre rinvenute a Baraglino e a S. Rocchino, attesta la presenza per tutto il VI secolo a.C. di un ceto alfabetizzato che si serve della lingua e della scrittura etrusche.