L'indagine archeologica, articolata in quattro saggi di scavo, ha consentito di individuare un'abitazione a pianta rettangolare, sostenuta da pali lignei, dei quali restano tre grandi buche di alloggiamento, e delimitata su un lato da uno zoccolo in ciottoli fluviali; all'esterno era fornita di un pozzetto di discarica e, forse, di un piccolo portico d'ingresso. Ad est dell'abitazione, è stato messo in luce un tratto di massicciata stradale larga m 1,50, accuratamente realizzata con ciottoli e frammenti laterizi compattati.
A sud, un consistente muro in ciottoli, probabilmente lo zoccolo di base per una parete in materiale deperibile, delimitava l'area abitata e costituiva, forse, un porticato. Infine, all'estremità orientale dell'area indagata, è stato individuato un esteso battuto pavimentale, realizzato con minuti frammenti laterizi, relativo ad un'area aperta, forse una "piazza" o più semplicemente un'aia. L'insediamento era dunque fornito di strutture di servizio comunitarie, la "piazza" e la strada, il cui orientamento coincide singolarmente con quello dell'abitazione e del muro di recinzione meridionale, elementi che, insieme alla notevole estensione dell'area (circa un ettaro), inducono a pensare ad un villaggio pianificato.
Un deposito fluviale di notevole spessore, analogo a quello rilevato in altri insediamenti etruschi della piana (Chiarone; Fossa Nera), copriva i resti dell'abitato; anche i livelli e i materiali relativi al periodo di vita, conservati solo in minima parte, furono probabilmente sommersi e spazzati via da eventi alluvionali.
Un periodo particolarmente piovoso, nella seconda metà del V secolo a.C., fu probabilmente sufficiente per rompere il delicato equilibrio idrogeologico della piana dell'Auser, causando la crisi e il completo abbandono degli insediamenti agricoli etruschi.
Tra i reperti recuperati a Tempagnano, è presente vasellame in ceramica "grigia" di produzione verosimilmete pisana, che dalla fine del VI secolo a.C. sostituisce il bucchero negli usi della mensa, altre produzioni da tavola, forse locali, eceramiche d'impasto per la cucina.
Tra il vasellame d'importazione compaiono alcuni frammenti di ceramica attica a figure rosse del V secolo a.C., un'anfora etrusca, bacini provenienti dall'Etruria meridionale e un piccolo vaso per unguenti, in pasta vitrea policroma, di produzione greco-orientale.