Nonostante il primo documento che la riguarda sia del 987, ampie porzioni della chiesa di San Giusto alla Caipira sono senz’altro databili almeno al secolo precedente, così come probabilmente l’impianto generale dell’edificio. Ad unica navata con i muri perimentali leggermente convergenti verso il fondo (un “trucco” prospettico per aumentare visivamente l’estensione in profondità dell’edificio), l’unitarietà dello spazio interno della chiesa è ritmata dallo scalino che la divide in pianta in due quadrati equivalenti. L’unica abside è dotata di una monofora e decorata con una teoria di archetti pensili con archivolto a doppia falcatura. Dal punto di vista costruttivo, le parti più antiche dell’edificio risultano senz’altro essere i fianchi, dove è in opera una muratura alternata di piccole bozze sommariamente squadrate e filari di ciottoli di fiume disposti a lisca di pesce: per questo tipo di tecnica costruttiva si deve ipotizzare una datazione entro il IX secolo, ma più probabilmente nell’VIII. Concorda con questa datazione una lastra scolpita evidentemente reimpiegata nella zona absidale: si tratta di un archivolto di monofora monolitico decorato con un nastro vimineo intrecciato, un cosiddetto “nodo di Salomone” - sia in versione semplice che doppia - e una crocetta a braccia leggermente patenti. In un’epoca non precisata ma che è possibile collocare tra il tardo XI e il XII secolo, la facciata e l’abside della chiesa vennero ricostruiti riutilizzando anche elementi provenienti dalle strutture precedenti: sono perfettamente conformi a questa datazione sia la tecnica muraria a conci squadrati posti in opera con regolarità, sia gli scarni elementi decorativi delle mensole che sostengono gli archetti pensili dell’abside. La facciata ha probabilmente registrato anche interventi successivi, come dimostra l’irregolarità della tessitura muraria della parete: è sicuramente un’aggiunta posteriore il finestrone rettangolare posto sopra il portale di ingresso. Di recente l’area della chiesa, di proprietà privata, è stata oggetto di un discusso intervento edilizio che, secondo molti studiosi, potrebbe aver inciso negativamente sulla stabilità della struttura. In ogni caso il profondo scasso che è stato condotto a ridosso del fianco destro della chiesa per gettare le fondamente della nuova costruzione che si voleva erigere ha irreparabilmente alterato e distrutto la stratificazione archeologica di un’area dove molto probabilmente sarebbe stato possibile rinvenire testimonianze interessanti.