L'edificio nasce come casino di caccia nel grande parco che la Regina Maria Luisa aveva fatto progettare dall'architetto regio Lorenzo Nottolini a corredo della sua reggia di Viareggio. Questa si trovava sul canale della Burlamacca ed era stata realizzata con un ampliamento della villa del nobile lucchese Ferrante Cittadella.
Intorno al casino di caccia dovevano sorgere le scuderie per allevare la Reale Razza Favorita: una razza di cavalli da corsa che rappresentava l'allevamento più prestigioso della sovrana. Maria Luisa vedeva in questo progetto un tassello che arricchiva il vasto complesso della reggia, celebrativa della gloria borbonica.
Alla morte della Regina il figlio Carlo Lodovico Duca di Lucca non mostra interesse per questo progetto e semplifica l'ambizioso disegno della madre facendo realizzare al Nottolini un edificio che, abbandonando gli intenti monumentali, è più vicino ad un gusto Biedermeier.
Il progetto, così ridimensionato, si sviluppò originariamente in tre corpi separati.
La costruzione centrale era di due piani più un mezzanino, mentre i due corpi laterali a forma di L erano elevati su un piano e un mezzanino.
Il corpo centrale era caratterizzato da un bugnato di intonaco che rivestiva tutto il piano terra con un andamento a raggiera sul portico frontale e sui tre archi ciechi del retro, al cui interno si aprivano le tre finestre centrali, analogamente alla soluzione adottata dal Nottolini nella palazzina del Palazzo Ducale di Lucca.
Nel 1834 l'edificio si presentava già con notevoli modificazioni in quanto i corpi laterali non erano più a L, ma a T.
Intanto, a partire dal 1844, vengono edificati i diciassette cascinali per i contadini della tenuta.
Da Carlo Lodovico la tenuta passa a Carlo III duca di Parma, che nel 1849 fa edificare la chiesina dedicata a S.Carlo Borromeo su progetto dell'Arch. Giuseppe Ghieri.
Sempre in questi anni vengono edificati due corpi che congiungono la palazzina centrale e le due ali a T, che vengono rialzate con un secondo piano. Questo risulta da una stima dell'Ufficio Tecnico Erariale del 1855, nella quale però si vede come non siano ancora finiti il piano terra e le stanze del terzo piano del corpo centrale, "coperte a tetto", e nel quale mancano inoltre la ringhiera delle scale e l'imbiancatura, tanto che viene definito "di recente costruzione".
È databile attorno al 1850 anche l'edificazione della serra realizzata "con dodici ingressi ad arco a guisa di loggiato".
Nel 1855 i lavori non sono ancora terminati neppure nell'ala nord, dove mancavano le rifiniture interne.
Intanto però la villa, alla morte di Carlo III avvenuta nel 1854, viene ereditata dalla figlia primogenita Margherita, moglie di Carlo VII pretendente al trono di Spagna, che vi abitò stabilmente a partire dal 1881. È presumibile pensare che in questo momento fossero terminate le finiture
interne del palazzo, come il caminetto del piano terra, le porte in pino di Slavonia e le pitture a tempera che ornano i soffitti.
Nel 1885 venne rifondata la cappella, per volere di Roberto di Borbone, figlio secondogenito di Carlo III, su progetto dell'Arch. Giuseppe Pardini.
Nel 1893 la proprietà passò alla figlia di Margherita e di Carlo VII, Bianca, Infanta di Spagna, che sposa l'Arciduca Leopoldo Salvatore Asburgo Lorena, da cui il nome di tenuta arciducale.
Nel 1906 la tenuta venne occupata dalla Marina Militare di La Spezia, ad esclusione della chiesa, e nel 1917 fu asservita alle esigenze del Balipedio.
I mobili, le suppellettili e gli oggetti d'arte contenuti nella villa erano stati trasferiti altrove dai Borbone prima di cedere la tenuta alla Marina Militare, perciò quando nel 1945 Donna Bianca di Borbone rientrò in possesso della villa, dovette provvedere a ridarle un decoro e un arredo consono, anche se assai più modesto rispetto a quello originario.
Durante l'ultima guerra mondiale infatti la villa subì le espoliazioni dapprima da parte dei tedeschi e dopo da parte degli americani, che durante il conflitto avevano installato qui il loro quartier generale.
Margherita, la figlia terzogenita dell'Arciduchessa Bianca, fu l'ultima discendente di Maria Luisa che vi abitò, dal 1949 fino alla cessione, avvenuta nel 1985, all'Ing. Benvenuto Barsanti che ne fece dono al Comune di Viareggio affinché fosse adibita a luogo per la cultura e perciò aperto a tutti i cittadini.
Nel 1999 il Comune di Viareggio ha iniziato il programma di recupero e di riutilizzazione della villa per riportarla al suo originario splendore. I restauri tuttora in corso dovrebbero restituire il palazzo e l'ala nord all'uso pubblico nei primi mesi del 2003. (fonte: a cura di Glauco Borella - progetto Comune di Viareggio)