Il visitatore che accede all'Oratorio può notare, intorno a sé, un'esplosione di colori e di armonia. In realtà il progetto decorativo è stato concepito dal pittore Giovan Domenico Lombardi (1682-1751), sicuramente dopo la morte di Bonaventura, il quale non avrebbe voluto questa idea di sfarzo.
Lombardi, avendo una grande cultura della pittura del Cinquecento, soprattutto facendo riferimento a Tiziano, Tintoretto e Veronese, decise di proporre tonalità nitide e luminose, che sottolineano la maestosità ed esaltano i dettagli.
Il presbiterio, incorniciato da un piccolo coro in legno intagliato e dipinto, mostra un gioco prospettico composto da piani sfalsati. Al centro dell’arco trionfale vi è una statua lignea pitturata ad imitazione del marmo ed è custodita in una nicchia dove l’Angelo viene svelato da una coppia di grandi angeli, riprodotti illusionisticamente dal pittore. Non mancano, inoltre, i putti che reggono un festone floreale e che sono realizzati parzialmente in stucco. Nella parete di fondo dell’oratorio vi è poi la Madonna col Bambino che compare tra le nubi. Le tecniche tipiche del Barocco possono essere osservate in vari punti dell'edificio religioso, ad esempio nelle figure fitomorfiche (intrecci vegetali) o nelle cartelle marmoree con conchiglie e cornucopie.
Lungo le pareti sono state collocate 9 tele che raffigurano episodi della storia biblica in cui l’intervento degli angeli svolge un ruolo importante. Vi è ad esempio il quadro con l’Ultima Cena, di autore ignoto. Esso è circondato da finte cartelle marmoree con figure di angeli che mostrano gli strumenti della Passione. Sopra l’altare si trova l’ottocentesco crocifisso ligneo con raggi dorati, mentre sul paliotto sotto la mensa dell’altare emerge il tondo su tavola raffigurante l’Angelo custode.
Nel 2017 la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, nell’intento conservare e recuperare questo raro gioiello di arte barocca e di restituirlo ad una pubblica fruizione ed utilità, ha ottenuto dall’Ente Diocesano, detentore del complesso, un comodato d’uso gratuito e ha quindi avviato un’intensa campagna di recupero anche grazie al contributo di Azimut Holding SpA, che ha sostenuto direttamente il restauro di sette delle nove tele presenti.